siso
2003-07-30 13:57:04 UTC
Totti, campione universale
Francesco è il calciatore che non c'è mai stato
Non credo che scriversi addosso un libro di barzellette sia stata una grande
idea per Totti. Il rischio è che alla lunga nell'immaginario della gente si
cristallizzi esattamente la parte di lui che aveva cercato di cancellare con
l'autoironia.
Ma lo straordinario successo del libro (seicentomila copiesono al di là di
ogni previsione e platea), il fatto che ne abbiano acquistato i diritti
adesso grandi paesi lontani come Cina e Giappone; l'attenzione, il piacere,
quasi la bramosia con cui Totti è in genere seguito in ogni sua piccola e
media performance,conferma qualcosa che era vero da tempo ma di cui si
faceva fatica ad accorgersi: Totti appartiene ormai a tutti.
Ha smesso di essere un fenomeno solo romano e romanista. E' diventato ormai
il calciatore di tutti gli italiani. Ce ne siamo accorti in ritardo perchè
Roma è una madre scomoda, protettiva ed esclusiva. In più è l'avversaria
delle grandi squadre del nord, cioè dei serbatoi tradizionali di campioni e
modelli.Un rapporto conflittuale che spesso isola i suoi giocatori e li fa
rimanere anche troppo al centro delle loro tifoserie. Infine Totti è così
fortemente e schiettamente romano da far sembrare complicata qualunque
geografia un po' oltre il suo naso.
Invece adesso non ci sono più dubbi. Lo dicono gli sponsor, lo dicono i
sondaggi, lo dice la gente: Totti sta prendendo quello strano posto
universale che negli ultimi quindici anni è stato di Baggio.
Forse è anche merito di un'altra trasformazione inconscia, quella della
Nazionale di Trapattoni. Con la deriva degli stranieri in tutti i club, la
Nazionale è diventata l'unico punto di riferimento davvero italiano.
E'osservata con meno diffidenza di prima, forse anche con meno fanatismo,
quasi con senso di protezione. C'è nella gente la coscienza di una
cattività. Di una difficoltà naturale. E c'è bisogno soprattutto in
nazionale di giocatori come Totti, giocatori da "aspettare", che non mettono
limiti, capaci di portarti oltre la differenza. Forse è anche questo mercato
globale a far sentire uno come Totti più vicino a chiunque. Nessuno è più
davvero di una sola società, tutti i fuoriclasse ormai sono teoricamente di
tutti, anche se non si sposteranno mai. Si sa però che può succedere, se ne
discute ogni volta, qualche volta si tratta anche a mezza voce. Insomma, ci
si fa compagnia.
I giocatori di tutti sono pochissimi. Prima di Baggio e Totti, forse
soltanto Gigi Riva. E non sono mai giocatori di grande squadre. Baggio non è
stata un'eccezione. Ha giocato nella Juve, nel Milan e nell'Inter (oltre che
Vicenza,Fiorentina,Bologna e Brescia), ma non è mai forse stato di nessuna
squadra. Baggio era Baggio,si completava da solo. Del Piero è un fenomeno,
ma è prettamente juventino. Questo gli ha sempre causato l'ostracismo
dell'altra metà d'Italia. Il limite dei giocatori che militano in grandi
squadre è questo, che sono giocatori di partito, troppo schierati, non
diventano di tutti. Si pensava che anche per Totti sarebbe stato un limite
la sua romanità.
Non è successo.
Forse la gente lo ha scelto davvero perchè sa ridere di se stesso,perchè è
"così" davvero e ci passa sopra. Perchè non si nasconde, Totti si dà, lo
incontri dentro la città, lo trovi in un cinematografo o a far beneficienza
in un ospedale. Hai una sensazione che resti il ragazzo della porta
accanto.Ma di sicuro lo ha scelto perchè gioca a calcio come tutti
vorrebbero giocare. In un modo antico e moderno, di tecnica e di fisico,
praticamente con la prepotenza della natura.
Totti è il calciatore che non c'è mai stato, così grande, potente e tecnico.
Un eccesso purissimo. Così centravanti e così numero dieci.Può mettere la
marcia che vuole, metterla sul piano che preferisce. Ha i mezzi per vivere
di classe e arroganza. Riva era un eroe solitario,era impressionante vederlo
scendere verso l'area di rigore, sembrava la migrazione di un popolo.Era il
grande campione di un'Italia che stava nascendo.
Baggio è stata la fantasia, il dispetto, il colore, il talento di un ragazzo
inevitabile. E' stato forse perfino più degli altri che nostro. Era
limitativo dargli una nazionalità. Una sola cosa in comune con Riva, la
sfortuna, la malattia, gli infortuni. Sembrava che per essere eroi anche nel
calcio si dovesse soffrire molto.Poi è arrivato Totti, l'evoluzione della
specie la perfezione che scappa di mano.
Totti è semplice e felice, tocca ferro e si gode la sua vita. Totti è l'eroe
trasversale,significa ricchezza, gloria, talento, ma anche bellezza e corpo
sano, mediazione, famiglia, mammismo, diploma e segno della croce.
C'è tutto, ci siamo dentro tutti.
Per questo ridiamo insieme.
Mario Sconcerti
P.s. Milanisti, Juventini, Laziali ed Interisti rosicate e sognate prego ;-)
--
[cit] Geppo :
....sai cosa disse Berlusconi quel giorno, subito dopo averlo preso nel culo
dal Verona?
" Uio!"
Francesco è il calciatore che non c'è mai stato
Non credo che scriversi addosso un libro di barzellette sia stata una grande
idea per Totti. Il rischio è che alla lunga nell'immaginario della gente si
cristallizzi esattamente la parte di lui che aveva cercato di cancellare con
l'autoironia.
Ma lo straordinario successo del libro (seicentomila copiesono al di là di
ogni previsione e platea), il fatto che ne abbiano acquistato i diritti
adesso grandi paesi lontani come Cina e Giappone; l'attenzione, il piacere,
quasi la bramosia con cui Totti è in genere seguito in ogni sua piccola e
media performance,conferma qualcosa che era vero da tempo ma di cui si
faceva fatica ad accorgersi: Totti appartiene ormai a tutti.
Ha smesso di essere un fenomeno solo romano e romanista. E' diventato ormai
il calciatore di tutti gli italiani. Ce ne siamo accorti in ritardo perchè
Roma è una madre scomoda, protettiva ed esclusiva. In più è l'avversaria
delle grandi squadre del nord, cioè dei serbatoi tradizionali di campioni e
modelli.Un rapporto conflittuale che spesso isola i suoi giocatori e li fa
rimanere anche troppo al centro delle loro tifoserie. Infine Totti è così
fortemente e schiettamente romano da far sembrare complicata qualunque
geografia un po' oltre il suo naso.
Invece adesso non ci sono più dubbi. Lo dicono gli sponsor, lo dicono i
sondaggi, lo dice la gente: Totti sta prendendo quello strano posto
universale che negli ultimi quindici anni è stato di Baggio.
Forse è anche merito di un'altra trasformazione inconscia, quella della
Nazionale di Trapattoni. Con la deriva degli stranieri in tutti i club, la
Nazionale è diventata l'unico punto di riferimento davvero italiano.
E'osservata con meno diffidenza di prima, forse anche con meno fanatismo,
quasi con senso di protezione. C'è nella gente la coscienza di una
cattività. Di una difficoltà naturale. E c'è bisogno soprattutto in
nazionale di giocatori come Totti, giocatori da "aspettare", che non mettono
limiti, capaci di portarti oltre la differenza. Forse è anche questo mercato
globale a far sentire uno come Totti più vicino a chiunque. Nessuno è più
davvero di una sola società, tutti i fuoriclasse ormai sono teoricamente di
tutti, anche se non si sposteranno mai. Si sa però che può succedere, se ne
discute ogni volta, qualche volta si tratta anche a mezza voce. Insomma, ci
si fa compagnia.
I giocatori di tutti sono pochissimi. Prima di Baggio e Totti, forse
soltanto Gigi Riva. E non sono mai giocatori di grande squadre. Baggio non è
stata un'eccezione. Ha giocato nella Juve, nel Milan e nell'Inter (oltre che
Vicenza,Fiorentina,Bologna e Brescia), ma non è mai forse stato di nessuna
squadra. Baggio era Baggio,si completava da solo. Del Piero è un fenomeno,
ma è prettamente juventino. Questo gli ha sempre causato l'ostracismo
dell'altra metà d'Italia. Il limite dei giocatori che militano in grandi
squadre è questo, che sono giocatori di partito, troppo schierati, non
diventano di tutti. Si pensava che anche per Totti sarebbe stato un limite
la sua romanità.
Non è successo.
Forse la gente lo ha scelto davvero perchè sa ridere di se stesso,perchè è
"così" davvero e ci passa sopra. Perchè non si nasconde, Totti si dà, lo
incontri dentro la città, lo trovi in un cinematografo o a far beneficienza
in un ospedale. Hai una sensazione che resti il ragazzo della porta
accanto.Ma di sicuro lo ha scelto perchè gioca a calcio come tutti
vorrebbero giocare. In un modo antico e moderno, di tecnica e di fisico,
praticamente con la prepotenza della natura.
Totti è il calciatore che non c'è mai stato, così grande, potente e tecnico.
Un eccesso purissimo. Così centravanti e così numero dieci.Può mettere la
marcia che vuole, metterla sul piano che preferisce. Ha i mezzi per vivere
di classe e arroganza. Riva era un eroe solitario,era impressionante vederlo
scendere verso l'area di rigore, sembrava la migrazione di un popolo.Era il
grande campione di un'Italia che stava nascendo.
Baggio è stata la fantasia, il dispetto, il colore, il talento di un ragazzo
inevitabile. E' stato forse perfino più degli altri che nostro. Era
limitativo dargli una nazionalità. Una sola cosa in comune con Riva, la
sfortuna, la malattia, gli infortuni. Sembrava che per essere eroi anche nel
calcio si dovesse soffrire molto.Poi è arrivato Totti, l'evoluzione della
specie la perfezione che scappa di mano.
Totti è semplice e felice, tocca ferro e si gode la sua vita. Totti è l'eroe
trasversale,significa ricchezza, gloria, talento, ma anche bellezza e corpo
sano, mediazione, famiglia, mammismo, diploma e segno della croce.
C'è tutto, ci siamo dentro tutti.
Per questo ridiamo insieme.
Mario Sconcerti
P.s. Milanisti, Juventini, Laziali ed Interisti rosicate e sognate prego ;-)
--
[cit] Geppo :
....sai cosa disse Berlusconi quel giorno, subito dopo averlo preso nel culo
dal Verona?
" Uio!"